Igitur iis genus aetas eloquentia prope

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Red!
view post Posted on 18/10/2012, 23:16




Igitur iis genus aetas eloquentia prope aequalia fuere, magnitudo animi par, item gloria, sed alia alii. Caesar beneficiis ac munificentia magnus habebatur, integritate vitae Cato. Ille mansuetudine et misericordia clarus factus, huic seueritas dignitatem addiderat. Caesar dando subleuando ignoscendo, Cato nihil largiendo gloriam adeptus est. In altero miseris perfugium erat, in altero malis pernicies. Illius facilitas, huius constantia laudabatur. Postremo Caesar in animum induxerat laborare, vigilare; negotiis amicorum intentus sua neglegere, nihil denegare quod dono dignum esset; sibi magnum imperium, exercitum, bellum novum exoptabat, ubi virtus enitescere posset. At Catoni studium modestiae, decoris, sed maxime seueritatis erat; non divitiis cum divite neque factione cum factioso, sed cum strenuo virtute, cum modesto pudore, cum innocente abstinentia certabat; esse quam videri bonus malebat: ita, quo minus petebat gloriam, eo magis illum assequebatur.



Traduzione Italiana

Dunque, furono quasi uguali tra loro per stirpe, per età, per eloquenza, la grandezza d'animo pari, e la stessa gloria, ma di qualità differente. Cesare veniva considerato grande per la liberalità e per i benefici, Catone per integrità della vita. Quello (era) divenuto illustre con l'umanità e l'inclinazione alla pietà, a questo (altro) era aggiunta la severità del prestigio. Cesare (ha ottenuto) la gloria con il denaro, con il soccorrere, con il perdonare, Catone con il concedere nulla ha ottenuto la gloria. Nell’altro c’era il rifugio della miseria, nell'altro la sventura con malvagi. Del primo era lodata l’affabilità, del secondo la tenacia. Infine Cesare si era proposto di operare nell'animo, di vegliare, di trascurare i suoi interessi per dedicarsi a quelli degli amici, di non rifiutare nulla che fosse un dono meritevole; per sé desiderava una grande comando, un esercito, una guerra nuova in cui potesse brillare il valore. Catone invece desiderava la misura, il decoro, ma soprattutto austerità; non gareggiava in ricchezze con il ricco, in faziosità con il fazioso, ma in coraggio con il valoroso, in ritegno con l’umile, in perfezione con gli onesti. Preferiva essere che sembrare buono, così, quanto meno cercava la gloria, tanto più essa lo seguiva.
 
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