Interea plebs coniuratione patefacta

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view post Posted on 18/10/2012, 23:31




Interea plebs coniuratione patefacta quae primo cupida rerum novarum nimis bello favebat mutata mente Catilinae consilia exsecrari Ciceronem ad caelum tollere veluti ex servitute erepta gaudium atque laetitiam agitabat. Namque alia belli facinora praeda magis quam detrimento fore incendium vero crudele inmoderatum ac sibi maxume calamitosum putabat quippe cui omnes copiae in usu cotidiano et cultu corporis erant. Post eum diem quidam L. Tarquinius ad senatum adductus erat quem ad Catilinam proficiscentem ex itinere retractum aiebant. Is cum se diceret indicaturum de coniuratione si fides publica data esset iussus a consule quae sciret edicere eadem fere quae Volturcius de paratis incendiis de caede bonorum de itinere hostium senatum docet; praeterea se missum a M. Crasso qui Catilinae nuntiaret ne eum Lentulus et Cethegus aliique ex coniuratione deprehensi terrerent eoque magis properaret ad urbem accedere quo et ceterorum animos reficeret et illi facilius e periculo eriperentur. Sed ubi Tarquinius Crassum nominavit hominem nobilem maxumis divitiis summa potentia alii rem incredibilem rati pars tametsi verum existumabant tamen quia in tali tempore tanta vis hominis magis leniunda quam exagitanda videbatur plerique Crasso ex negotiis privatis obnoxii conclamant indicem falsum esse deque ea re postulant uti referatur. Itaque consulente Cicerone frequens senatus decernit Tarquini indicium falsum videri eumque in vinculis retinendum neque amplius potestatem faciundam nisi de eo indicaret cuius consilio tantam rem esset mentitus. Erant eo tempore qui existumarent indicium illud a P. Autronio machinatum quo facilius appellato Crasso per societatem periculi reliquos illius potentia tegeret. Alii Tarquinium a Cicerone inmissum aiebant ne Crassus more suo suspecto malorum patrocinio rem publicam conturbaret. Ipsum Crassum ego postea praedicantem audivi tantam illam contumeliam sibi ab Cicerone inpositam.



Traduzione Italiana

Frattanto, scoperta la congiura, la plebe che prima, bramosa di mutamenti, favoriva fin troppo la guerra, cambiata idea, esecrava i piani di Catilina, portava alle stelle Cicerone, era tutta in gaudio e allegrezza come l'avessero strappata alla schiavitù. In realtà gli altri flagelli della guerra le avrebbero apportato più bottino che danno, ma l'incendio ritenevano crudele e smodato e a loro massimamente calamitoso, come a chi tutti i suoi averi ha negli oggetti d'uso quotidiano e nelle vesti. Il giorno dopo fu condotto davanti al Senato un certo L. Tarquinio, che dicevano catturato in viaggio verso Catilina e ricondotto in città. Costui, affermando che avrebbe fornito notizie sulla congiura se gli si fosse pubblicamente assicurata l'impunità, ordinatogli dai consoli di rivelare ciò che sapeva, informa quasi delle stesse cose di Volturcio, dei preparativi d'incendi, del massacro dei nobili, della marcia del nemico; aggiunge di essere stato inviato da M. Crasso perché annunziasse a Catilina di non atterrirsi della cattura di Lentulo, di Cetego e degli altri affiliati alla congiura, ma anzi perciò tanto più si affrettasse a marciare sulla città, per rinsaldare l'animo degli altri e perché essi fossero più facilmente strappati al pericolo. Ma come Tarquinio fece il nome di Crasso, di nobile lignaggio, di sterminate ricchezze, di somma potenza, alcuni, ritenendo la cosa incredibile, altri, pur giudicandola vera, tuttavia, poiché in quella congiuntura un personaggio così potente sembrava doversi accarezzare anziché provocare, mentre la maggior parte gli erano obbligati per affari privati, proclamano a una voce falso il testimonio, e chiedono che sia sottoposto al giudizio del Senato. Allora il Senato, consultato da Cicerone, dichiara a ranghi folti che la denuncia sembrava falsa e il suo autore doveva essere incarcerato; né gli fosse consentito di deporre oltre. A meno che confessasse per suggerimento di chi aveva pronunciato una così grave menzogna. V'era in quel tempo chi riteneva il fatto una macchinazione di P. Autronio, affinché più facilmente chiamato in causa Crasso, per la comunità del pericolo gli altri fossero protetti dalla potenza di quello. Altri dicevano che Tarquinio era stato sobillato da Cicerone, affinché Crasso, secondo il suo costume, assunto il patrocinio dei malvagi non turbasse lo Stato. In seguito io stesso ho udito Crasso in persona dichiarare che quella denuncia infamante gli era stata inflitta da Cicerone.
 
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